Bollino? Meglio un codice di condotta – La Regione 31/03/2015
Preso atto e senza entrare in questa sede nel merito della decisione presa a maggioranza dal parlamento di affidare alle associazioni economiche e non allo Stato l’applicazione e la gestione del “bollino ticinese” parto da alcune considerazioni di massima, anche se ormai a posteriori, sui contenuti i principi dei quali anch’essi dalla maggioranza condivisi, per arrivare alla formulazione della mia proposta. I gravi problemi che incidono negativamente sul territorio, la mobilità, il lavoro e la salute causati dagli effetti di una disordinata crescita di insediamenti industriali in particolare in alcune regioni del Ticino, richiedono oltre ad una attenta pianificazione futura del fenomeno anche e soprattutto la predisposizione di adeguate misure accompagnatorie con la funzione di regolare e indirizzare gli impatti ambientali e sociali derivanti dall’attività produttiva, commerciale e gestionale, senza pregiudicare la crescita economica e gli impieghi.
Tra le possibili misure che vanno in questa direzione rientrano in apparenza le due proposte del Ps e dell’Udc relative al marchio azienda locale, e al marchio etico sul mercato del lavoro.
Ambedue le proposte pur se mosse da intenti in linea di massima condivisibili, sono di fatto però non solo limitanti nella discrezionalità operativa di quelle aziende che si intende “premiare”, ma creano anche evidenti effetti economici distorsivi in termini sia di freno alla produttività, che discriminanti in termini di libero accesso al mercato del lavoro, ciò che in ultima istanza rischia di non assolvere alle intenzioni di salvaguardia dell’occupazione e conseguenti ricadute sull’economia locale.
Ritengo che sarebbe invece più appropriato ragionare in termini più ampi mediante l’applicazione di meccanismi di sensibilizzazione ed accompagnamento quali la stesura di un “codice di condotta” che determini una serie mirata di criteri attuativi ai quali le aziende dovranno attenersi non solo per ricevere il “bollino” ma anche per mantenerlo nel tempo, che identificherà il livello di reputazione delle stesse.
Propongo perciò che venga dalla Commissione tripartita elaborato tale codice di condotta sulla linea del “global compact” delle Nazioni Unite con meccanismi di valutazione efficaci a livello cantonale e locali.
A titolo esemplificativo si potrebbe per il “global compact ticinese” immaginare l’applicazione di 4 principi in ambito lavoro e territorio quali: – Salari dignitosi determinati da contratti collettivi, o nella fattispecie minimi salariali di settore – Assunzione di manodopera con criteri di prossimità – Mobilità aziendale – Impatti ambientali Tale meccanismo di valutazione contribuirebbe attivamente oltre a risolvere le note problematiche specifiche legate al lavoro, dumping salariale e sostituzione; all’ambiente, traffico frontaliero; agli insediamenti, imprese con valore aggiunto, anche non da ultimo al raggiungimento degli obiettivi più generali di responsabilità sociale delle imprese in accordo col concetto di sviluppo economico integrato facente parte di quelle premesse di politica di innovazione così come contenute nella nuova LInn.
Una struttura dunque al servizio del bollino ticinese più completa, che vede nella sua attuazione più attenzione agli aspetti propulsivi sull’economia anche ed in particolare in termini di produttività e competitività e non viceversa la creazione di regolamenti e burocrazie con effetti opposti.
http://epaper2.laregione.ch/