CO2, un’occasione sprecata
“Ticinotoday del 15 giugno 2010”
Quale momento più propizio della fase di ripartenza dopo la chiusura forzata generalizzata, per reimpostare ed elaborare nuove strategie nell’ottica di ricalibrare i meccanismi su scala globale che incidono sui modelli di politica sociale, economica, del lavoro e di difesa ambientale, cercando di lasciarsi alle spalle ideologie, falsi preconcetti , superate convinzioni e teorie inadeguate ?
La pandemia ha ulteriormente esasperato situazioni già anteriormente compromesse che ora però più che mai presuppongono l’attivazione di misure urgenti, efficaci e soprattutto coordinate, di stimolo all’economia, di salvaguardia dell’occupazione, e difesa dell’ambiente, mediante l’applicazione di adeguati dispositivi correttivi a disposizione della politica.
La leva fiscale è certamente uno strumento valido , il cui utilizzo funzionale può considerarsi una chiave interessante di ausilio per direzionare ed adempiere ai processi di attuazione di riforme, facilitare l’inserimento di meccanismi di incentivazione per accompagnare processi per esempio di svolta energetica, ricavandone consenso sia politico che popolare, sempreché il ricorso a questo mezzo si discosti dal concetto di mero metodo per coprire deficit di bilancio, mascherati da promesse redistributive non direttamente pertinenti gli obbiettivi di destinazione iniziali che ne hanno determinato la sua adozione.
Come qualsiasi altro strumento di politica economica o monetaria, la sua applicazione trova l’efficacia desiderata, qualora vengano messe in essere misure di accompagnamento dedicate di compensazione redistributiva e di stimolo, a coadiuvarne gli effetti sull’economia e monitorare i raggiungimenti degli obbiettivi dichiarati dall’azione politica.
Fatte queste premesse, la tassa sui biglietti aerei in futura applicazione alla nuova legge sul CO2 di recente approvazione parlamentare pur avendo si, come obbiettivo finale dichiarato quello di adempiere agli accordi di Parigi in termini di riduzione dei gas serra, e dunque alla stregua di un imposta ecologica con l’intento tramite la fiscalità di spostare le abitudini di chi viaggia, verso scelte di vettori meno inquinanti, risponde a mio avviso solo in parte ai criteri accennati, ovvero in termini di impiego mirato e puntuale della leva fiscale quale mezzo moderno per elaborare strategie di riforma ecologica, senza interferire sui fragili equilibri socio economici post pandemia.
L’applicazione di questa misura fiscale, in linea di massima concettualmente valida e potenzialmente efficace nei suoi scopi, viene però inserita fuori tempo e contesto, colpendo indirettamente un settore economico strategico globale in estrema difficoltà, già prima della pandemia, quale l’aviazione commerciale, creando inoltre distorsioni competitive all’interno dello stesso comparto esasperando artificialmente ed ulteriormente i rapporti di concorrenza tra linee di bandiera e low cost, tassando da una parte e pesantemente sussidiando dall’altra, in un circolo vizioso senza reali sbocchi ne in termini economici ne tantomeno ecologici.
L’industria aeronautica di concerto con importanti linee aeree stanno già contribuendo con ingenti investimenti nella ricerca di combustibili meno inquinanti allontanandosi da quelli fossili, di propulsori elettrici o comunque più performanti e nell’integrazione con altri vettori di mobilità, quali la rotaia per ottimizzare e rendere più sostenibile il traffico nelle le tratte brevi laddove possibile, con esempi già tangibili ed operanti in Germania ed anche da noi.
Penalizzare determinati settori dell’economia, nel nome di raggiungimenti di traguardi ecologici, ritengo dunque sia oltre ad un impreciso e purtroppo sprecato utilizzo della leva fiscale, soprattutto una scelta illiberale, mossa squisitamente da miope opportunità politica, più che da difesa dell’ambiente e sostanzialmente si pone come un alibi che giustifica un mantra pericoloso in particolare in questa delicata situazione, il cui ritornello suona, invece di promuovere e aprire, frenare, chiudere ed anteporre barriere.
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