Congelamento delle nuove misure collaterali ALC

Dalla padella alla brace: ovvero come farsi del male con il congelamento delle  misure di accompagnamento.

Oltre all’apparizione nei media di qualche isolata reazione dai soliti titoli altisonanti con attribuzione di colpe a destra e a sinistra senza probabilmente aver letto il rapporto in questione, non mi sembra di aver riscontrato quella chiarezza d’analisi e d’intenti necessaria per uscire dalle zone grigie e reimpostare un dibattito condiviso e risolutivo su come intervenire per anticipare gli effetti catastrofici di questa mancata applicazione in toto delle nuove e urgenti misure collaterali che sono l’unico rimedio per ora disponibile e attuabili contro dumping e sostituzione delle quali il Ticino ha urgentemente bisogno. Ho preso atto del rapporto che invece ho letto, che contiene le argomentazioni della procedura di consultazione relativa alla legge federale sull’ottimizzazione delle misure collaterali alla libera circolazione, sulla quale sono pervenute ben 72 prese di posizione tra Cantoni, partiti politici ed organizzazioni interessate Ticino compreso, che ne hanno scaturito questo risultato che conosciamo determinato da 40 posizioni contrarie e 30 a favore. Mi interrogo però sulla natura di questo esercizio e il grado di presa di coscienza delle parti coinvolte nel processo, e sulle cause ed effetti di tali posizioni peraltro non così marcatamente discostanti le una dalle altre. Ritengo dannoso per le gravi questioni legate all’occupazione del nostro Cantone il continuo perpetrare di tatticismi post 9 febbraio che trovano terreno fertile nell’ipocrisia partitica con evidenti fini di allontanamento sine die del dibattito sull’implementazione di misure risolutive nell’immediato. Un immobilismo sconcertante di parte della nostra classe politica a scapito delle sorti del Cantone e dei lavoratori, che cela un utilizzo sempre più strumentale di quei sentimenti sociali che hanno influenzato il voto del 9 febbraio senza avere ancora risposte chiare e definitive dopo un anno. Il Ticino è ora sempre più esasperato e lo spauracchio dell’isolazionismo difensivo con tutto ciò che esso comporta sembra essere per i più la sola via d’uscita. Dal male in peggio !

Franco Marinotti

Presidente Verdi liberali Ticino

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