L’Europa è confrontata con una tragedia epocale
Intervista a Franco Marinotti, presidente dei Verdi liberali Ticino e candidato al Consiglio nazionale
Leggi l’articolo pubblicato su Ticinonline il 27.09.’15.
LUGANO – Franco Marinotti, nato il 9 maggio del 1953, è candidato per il Consiglio nazionale. Presidente dei Verdi Liberali Ticino, è di professione imprenditore, e ha risposto alle 8 domande poste a tutti i candidati al Parlamento federale.
Lavoro: nel Mendrisiotto c’è una percentuale di frontalieri che supera il 50%. Neppure in Lussemburgo vi è una situazione del genere. Il liberismo abbinato al pragmatismo e all’utilitarismo tipicamente elvetici non rischiano di essere controproducenti per il nostro Cantone?
“Non vedo nessun nesso logico col Lussemburgo, e trovo perlomeno azzardato l’abbinamento con le tipicità svizzere delle citate correnti economiche e teorie filosofiche. Ritengo che il forte afflusso di frontalieri in disperata ricerca di lavoro, sia in gran parte da imputarsi ad un contesto esterno particolarmente compromesso e fuori dalla norma a causa della grave situazione economica e dell’occupazione in cui versa l’Italia che ha messo fortemente in crisi i presupposti sui quali si basano gli accordi sulla libera circolazione, più che a “comportamenti controproducenti elvetici” nei quali proprio non mi ritrovo. Certamente poi a livello interno hanno contribuito la mancanza di misure accompagnatorie incisive e puntuali contro potenziali abusi che facilitano le pratiche di dumping salariale”.
Si dice che l’economia ticinese sia diventata più ricca dall’entrata in vigore degli accordi bilaterali. Questa ricchezza come è stata distribuita? I ticinesi sono più ricchi di prima?
“I trattati bilaterali in quanto tali vengono stipulati con lo scopo di abbattere tutta una serie di ostacoli tecnici e burocrazie, agevolando così il libero scambio nell’ambito delle merci, della ricerca, della cultura dell’istruzione ed è fuor di dubbio che l’economia tutta ne beneficia creando dunque ricchezza generalizzata. Certamente la concentrazione crescente di questa ricchezza in mano di pochi è un problema, ma le cause non sono da addebitarsi ai bilaterali”.
Franco forte. Nonostante l’allarme lanciato dal settore industriale, dal turismo e dalla vendita al dettaglio, gli studi di ricerca parlano di economia svizzera che tiene e cresce. Tanto rumore per nulla?
“Sono per il libero mercato, l’indipendenza della BNS e contro ogni forma di economia sussidiata e dunque il fatto che nonostante gli effetti della divisa fluttuante, l’economia svizzera “tiene e cresce” dimostra che abbiamo un’imprenditoria sana in grado di rinnovarsi costantemente e che ha investito per tempo in ricerca, tecnologia e produttività così da far fronte a periodi di congiuntura difficile ed è proprio su queste aziende che dobbiamo puntare e concentrare i nostri sforzi con l’attivazione di condizioni quadro che ne incentivino la crescita dimensionale, l’innovazione e lo sviluppo della competitività”.
Il 9 febbraio 2014 gli svizzeri hanno messo in discussione la politica del Consiglio federale in materia di migrazione. Come se ne esce?
“Lasciando lavorare senza troppe interferenze il Consiglio Federale affinché rispetti ed applichi nei tempi stabiliti quanto deciso dal popolo sovrano, ma garantendo allo stesso tempo la continuazione dei già solidi rapporti con l’EU scongiurando l’abbandono dei trattati bilaterali in essere per non creare ulteriori ostacoli alla nostra economia già sufficientemente sotto attacco da vari lati, e non essere messi nelle condizioni se ciò dovesse verificarsi di dover prendere ora delle decisioni che rimetterebbero in discussione i delicati equilibri esistenti che pendono analizzati nel loro insieme più a favore nostro che dei nostri partner. La Svizzera deve rimanere un paese aperto che vede aldilà delle sue frontiere stando però attenta a porre limiti ad importare “povertà” che possa metterne in pericolo uno stato sociale dei più all’avanguardia in Europa”.
I premi della cassa malati aumentano ancora. Fino a quando reggerà questo sistema?
“Finché la popolazione dirà basta, vorrà più trasparenza e chiederà l’abbandono di questo a mio avviso inaccettabile sistema di cartelli/oligopolio perpetrato dalle assicurazioni ai danni dei cittadini e del sistema sanitario. Sono favorevole ad un progetto di cassa malati cantonale unica che abbia la qualità delle cure a prezzi equi come unico scopo per la salvaguardia della dignità dei pazienti tutti, e non sia gestita meramente da quelle logiche di profitto che appunto per prassi non trovano riscontro in un potenziale abbassamento dei prezzi nel rispetto del mandato”.
La Svizzera è risparmiata dal grande flusso di migranti in cerca di rifugio e prospettive di vita migliori. Ritiene necessario potenziare i controlli ai confini?
“Siamo confrontati con una tragedia epocale che l’Europa tutta senza eccezioni sta vivendo. Il chiedere se vadano potenziati i controlli ai confini prima ancora di porsi/porre seriamente delle domande su come gestire il problema alla fonte mi sembra davvero poco edificante e foriero di derive pericolose”.
La politica energetica è abbastanza o troppo coraggiosa?
“Nei termini così come concepita è il minimo che si possa intraprendere per fermare il degrado ambientale, sempre che con i passaggi da una Camera all’altra non inizi quel processo di edulcoramento dei principi essenziali che la rendono efficace. Si deve fare di più accelerando il passaggio dall’attuale sistema basato sui sussidi/promozione verso l’adozione tempestiva di una nuova, moderna e più incisiva fiscalità ecologica che incentivi un approvvigionamento energetico che si allontani progressivamente dalle tecnologie che producono grandi quantità di CO2 e che ci fanno dipendere troppo dall’estero e che liberi allo stesso tempo risorse da dedicare a poli di ricerca e sviluppo tecnologico domestico”.
Finanziamenti ai partiti poco trasparenti, rappresentanti del popolo al servizio delle lobby dei potenti dell’economia. Come rispondere a queste accuse?
“Se si opta per la trasparenza, non vedo il problema”.